da “L’intravisto”

Nov
2024
27

scritto da su Poesia

Bidental

 

Sotto un cielo color

bucchero leggiamo

i resti della cena,

ricostruiamo un

ciglio d’antenato,

un dito, la direzione

del prossimo nostro

andare

quando

un lampo ti illumina

gli anelli concentrici

del viso:

ti vedo

l’orecchio smangiato,

un frammento di ceramica

per mano, una lingua

che può scomparire

all’improvviso.

 

 

 

Coi visi bianchi

come licheni

facciamo nodi

all’erba prima

di scendere

nel fumo e il

suo ferro,

gli scalini

che ci affettano

le ombre.

 

 

nel bosco, Baratti

+

sono venuta a potare

prima un respiro di

acqua e poi di sasso,

a stare al passo con

l’evaporare delle alghe

 

sono venuta a cercare

le voci arrochite, le corde

sfilate, le tracce

che si perdono nell’erica

 

sono venuta a sudare

le tossine della mia storia,

a portare le spore sotto

le suole, ad aprire il

libro del lì

 

sono venuta a studiare

il disfare, la piega dell’erba,

a mandare avanti la coda,

a vedere il colore di un odore

in controluce

 

 

ho seguito l’altro cane che sono

cercare nella biblioteca delle ossa.

 

brughiera

+

La discenderia

 

 

È alla radura che si apre il fotogramma:

il tuo viso che vira al cinabro del rimpianto,

io con la mia goccia di mercurio già sul labbro.

Dal cupo della gola cerchiamo

quanto è in fondo allo specchio.

 

Le querce e i cerri qui sono capovolti: puntellano un sotto

che minaccia la frana ad ogni passo, gallerie

che ci portano a serrature senza porte.

 

L’acqua che era seccata ritrova ora il suo punto di rugiada

nel tuo polmone sinistro:

ti si riempie al ritmo della voce, porta

la luce scivolata via dagli occhi

in questi torti trafori nel passato, riporta quel verde alle foglie.

 

Sono vene affaticate che a volte non reggono l’ago del ricordo

che è come fulminato tra due mani che scavano radici

 

e allora inciampiamo per la luce infittita e

raccogliamo certi sassi

che spremuti ci riportino a gocce dentro casa.

 

 

Miniera del Siele