da “L’intravisto”
2024
Bidental
Sotto un cielo color
bucchero leggiamo
i resti della cena,
ricostruiamo un
ciglio d’antenato,
un dito, la direzione
del prossimo nostro
andare
quando
un lampo ti illumina
gli anelli concentrici
del viso:
ti vedo
l’orecchio smangiato,
un frammento di ceramica
per mano, una lingua
che può scomparire
all’improvviso.
—
Coi visi bianchi
come licheni
facciamo nodi
all’erba prima
di scendere
nel fumo e il
suo ferro,
gli scalini
che ci affettano
le ombre.
nel bosco, Baratti
+
sono venuta a potare
prima un respiro di
acqua e poi di sasso,
a stare al passo con
l’evaporare delle alghe
sono venuta a cercare
le voci arrochite, le corde
sfilate, le tracce
che si perdono nell’erica
sono venuta a sudare
le tossine della mia storia,
a portare le spore sotto
le suole, ad aprire il
libro del lì
sono venuta a studiare
il disfare, la piega dell’erba,
a mandare avanti la coda,
a vedere il colore di un odore
in controluce
ho seguito l’altro cane che sono
cercare nella biblioteca delle ossa.
brughiera
+
La discenderia
È alla radura che si apre il fotogramma:
il tuo viso che vira al cinabro del rimpianto,
io con la mia goccia di mercurio già sul labbro.
Dal cupo della gola cerchiamo
quanto è in fondo allo specchio.
Le querce e i cerri qui sono capovolti: puntellano un sotto
che minaccia la frana ad ogni passo, gallerie
che ci portano a serrature senza porte.
L’acqua che era seccata ritrova ora il suo punto di rugiada
nel tuo polmone sinistro:
ti si riempie al ritmo della voce, porta
la luce scivolata via dagli occhi
in questi torti trafori nel passato, riporta quel verde alle foglie.
Sono vene affaticate che a volte non reggono l’ago del ricordo
che è come fulminato tra due mani che scavano radici
e allora inciampiamo per la luce infittita e
raccogliamo certi sassi
che spremuti ci riportino a gocce dentro casa.
Miniera del Siele